Tre infermiere e un tecnico della perfusione rientrati eccezionalmente in servizio in piena notte per permettere lo svolgimento in contemporanea di un trapianto di cuore e di un intervento cardiochirurgico in emergenza per un paziente con rottura dell’aorta.
Rientrare al lavoro in piena notte perché i colleghi reperibili sono già impegnati. Non è scontato né dovuto, ma succede anche questo quando l’emergenza bussa per due volte allo stesso reparto ospedaliero. È quello che è capitato la sera di lunedì 7 ottobre nella Cardiochirurgia dell’Ospedale di Bergamo.
Sono le 19 ed Amedeo Terzi, responsabile del Centro trapianti di cuore, viene contattato dal Centro nazionale trapianti per la disponibilità di un cuore. E’ la telefonata che un paziente ricoverato da 3 mesi in terapia intensiva, un uomo di 63 anni affetto da una grave insufficienza cardiaca, aspettava da tempo.
Scatta così la macchina rodata del prelievo e del trapianto, quasi prassi all’Ospedale di Bergamo. Viene allertata l’equipe reperibile della cardiochirurgia che eseguirà il trapianto e l’équipe del prelievo, composta dal cardiochirurgo Diego Cugola e dall’infermiera coordinatrice delle sale operatorie del blocco cardiovascolare, Maria Berardelli, con partenza prevista alle 23 e l’intervento di trapianto fissato per le 2:30 di martedì.
Contemporaneamente, intorno alle 22:30 si presenta in Pronto soccorso un paziente in codice rosso, un uomo di 67 anni, a cui viene diagnosticata in tempo record dagli operatori del Centro di emergenza alta specializzazione del Papa Giovanni (presenti il medico d’urgenza Federica Damini, la cardiologa Paola Ferrari, l’anestesista Francesca Pagan e l'infermiere Alessandro Belfiore) una dissecazione dell’aorta ascendente, situazione che deve essere trattata in maniera repentina. L’équipe che interviene è composta dai cardiochirurghi Samuele Bichi e Samuele Pentiricci, dall’anestesista Rita Sonzogni, dalla strumentista Severine Dormont, dall’infermiera Sara Bolazzi, dall’OSS Maria Zampaglione e dal tecnico della perfusione Gabriele Micci. Il gruppo inizia a lavorare all’1 di notte per terminare alle 6 del mattino.
“L’instabilità clinica del paziente richiedeva un intervento immediato. Siamo stati costretti ad iniziare subito l’intervento sapendo che la durata sarebbe stata incompatibile con gli orari previsti per il trapianto – spiega Terzi -. L’alternativa di ritardare l’orario del prelievo e far slittare il trapianto di qualche ora non era percorribile perché ormai ci eravamo accordati i colleghi dell’ospedale dove si trovava il donatore e organizzati di conseguenza”.
L’alternativa a questo punto è una sola: contattare Maria Berardelli, in viaggio verso un altro ospedale italiano per il prelievo del cuore, e capire se era possibile richiamare in servizio gli operatori necessari per organizzare una seconda équipe per eseguire il trapianto, dato che quelli a disposizione erano già impegnati sul caso di dissezione dell’aorta.
“Era da poco passata la mezzanotte. Ho chiamato a casa quattro operatori chiedendo loro la disponibilità a raggiungere l’ospedale nel giro di poco. C’erano due vite da salvare. Mi hanno dato subito una risposta positiva, lasciando le loro famiglie nel cuore della notte – ricorda Maria Berardelli – Così a mezzanotte e mezza siamo riusciti ad organizzare un’equipe nuova per il trapianto”.
Si tratta della strumentista Elisabetta Salvi, dell’infermiera Cristina Salvi, la OSS Claudia Comensoli e del tecnico di perfusione Vincenzo Bruno, entrati in sala operatoria per il trapianto alle 3 del mattino di martedì 8 ottobre, poco prima dell’ingresso in sala del paziente che doveva ricevere un cuore nuovo, avvenuto intorno alle 4. Fondamentale anche il contributo dell’Anestesia e rianimazione 2 che ha riorganizzato i turni per mettere a disposizione del trapianto un’anestesista, Francesca Pagan. Ad eseguire il trapianto Amedeo Terzi e i colleghi cardiochirurghi Francesco Innocente, Samuele Bichi e Simone Carulli. Poco dopo le 7 sono arrivati a dare il cambio l’anestesista Federica Pellicioli, l’infermiere Roberto Mazzotta, il tecnico della perfusione Andrea Ariano e l’OSS Nicola Carratù.
Entrambi i pazienti sono ora ricoverati in terapia intensiva cardiochirurgica con un decorso post operatorio giudicato buono dai clinici.
“In una notte siamo riusciti a risolvere il problema del paziente con la dissecazione aortica e a fare il trapianto al paziente che da tre mesi era ricoverato in terapia intensiva – ha commentato Fabio Pezzoli, direttore sanitario dell’ASST Papa Giovanni XXIII -. Vorrei ringraziare tutti gli operatori che con la loro disponibilità e professionalità ci hanno permesso di salvare due vite. Questa azienda può contare su persone che si rimboccano le maniche e sanno fare la differenza con dedizione e spirito di sacrificio non comuni”.